Un po'...rustego ma gustoso e nuovo. Anche se appartiene alla tradizione e per la precisione a quella piemontese (pruss signifca pere, pin é una parola ignota). Questo dolce me lo ha ricordato un numero recente di Sale e Pepe (ottobre 2013) e son corsa a rifarlo. E' a base di pere, appunto, amaretti e cacao. E si fa come spiego di seguito.
Occorrono:
7-8 pere mature ma non troppo e di qualsiasi tipo
14-5 piccoli amaretti
10 biscotti o savoiardi
2 bicchieri di vino rosso
50 g cacao amaro
120 g fruttosio + due cucchiai
2 uova
zucchero al velo
cannella e chiodo di garofano
Si sbucciano le pere e si tagliano - tranne una - a dadini. Questi si fanno cuocere in 3/4 del vino assieme a una stecca di cannella (o un pizzicone di polvere) e alla fine, a un chiodo di garofano polverizzato. Poi, a fornello spento, si toglie l'eventuale stecca di cannella e alla frutta si uniscono amaretti e biscotti ridotti a briciole, fruttosio, cacao e le uova sbattute. Si versa in una teglia foderata di carta forno e si fa cuocere a 180° per circa un'ora. Nel frattempo, con il vino e lo zucchero restanti si caramellizza la pera rimasta tagliata a fettine. Quindi, il dolce si fa asciugare - se occorre - su una gratella, poi si sparge lo zucchero al velo e si decora con la pera caramellizzata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Una bella torta laboriosa, ma immagino che poi sia stata spolverata rapidamente ! Un abbraccione e buona settimana !!!
RispondiEliminaPIN si legge con più i cioè quasi piiin vuol dire pieno cioè pieno di pere. Bisogna usare le pere meno acquose possibile e se fatta bene non si può togliere dalla teglia perché è pastosa. Un tempo veniva cotta nei forni comuni quando finito di fare il pane si lasciava spegnere il forno e si mettevano le torte lasciate lì fino al giorno dopo X cui non potevi più toglierla dalla teglia. Un tempo le pere si cuocevano solo con un po' di limone e si passavano al setaccio e si conservavano nei barattoli cotti a bagnomaria per cui il vino è una cosa moderna.
RispondiElimina